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Soluzione Group - PR Talk con Annalisa Silingardi, Luxury Marketing & Communication PR expert

PR Talk con Annalisa Silingardi, Luxury Marketing & Communication PR expert

ANNALISA SILINGARDI

Nata in Sicilia, Annalisa Silingardi ha portato con sé l’energia della sua terra in un percorso professionale che l’ha vista crescere tra lusso, moda, beauty e tecnologia. Laureata all’Università di Catania, ha lavorato in aziende come Microsoft, LVMH e Kering, occupandosi di comunicazione, media e PR a livello internazionale.

Parallelamente ha coltivato la sua passione per l’innovazione, prendendo parte al network internazionale Geek Girl Dinner, dedicato alla diffusione della cultura tecnologica tra le donne. Ha contribuito a progetti creativi e innovativi che hanno unito brand, cultura e nuove tecnologie, esplorando linguaggi inediti per connettere aziende e persone.Il suo perché è aiutare persone e brand a trovare il proprio posto nella conversazione culturale. Oltre all’attività di consulente, insegna Luxury Marketing & Communication, convinta che dal dialogo con gli studenti nasca un arricchimento reciproco.

Nel tempo libero coltiva la sua curiosità attraverso arte contemporanea, viaggi, lettura e musica. Crede che la vera leadership nasca dall’unione di competenza e umanità, e che chi comunica abbia la responsabilità di costruire connessioni capaci di arricchire non solo i brand, ma anche la vita delle persone.

LE PR SONO STRATEGICHE PER IL MARKETING QUANDO TRASFORMANO LA VISIBILITÀ IN REPUTAZIONE E FIDUCIA

La parola ad Annalisa Silingardi, PR esperta Luxury Marketing & Communication

Nel mondo del lusso e dei prodotti/servizi premium, quali sfide attendono le PR nel prossimo futuro?

 Dal mio punto di vista le PR nel lusso dovranno affrontare una sfida duplice: da un lato preservare l’aura di esclusività, dall’altro gestire un contesto sempre più frammentato e in cui i clienti giocano il ruolo primario.

Questi clienti oggi non cercano solo il prodotto ma soprattutto l’esperienza esclusiva, i valori e un forte posizionamento culturale. Sarà fondamentale quindi mantenere rilevanza senza inflazionare il brand ed essere in grado di orchestrare messaggi capaci di vivere tanto nelle boutique quanto nei feed digitali globali.

Le PR, come tutte le funzioni del marketing, dovranno evolvere: non più solo “amplificatori di messaggi”, ma curator di relazioni significative. Questo significa affinare la capacità di connettere brand, stakeholder e clienti in modi che generino valore reciproco e duraturo.

Chi lavorerà nelle PR dovrà abbandonare la comfort zone dei “soliti canali” e sviluppare competenze che vanno dallo storytelling culturale alla conoscenza dell’AI e di come questo strumento può supportare i team nel monitoraggio reputazionale e nella gestione di crisis.

Come è possibile valorizzare le PR in chiave strategica, rendendole un driver di sviluppo?

 Le PR sono strategiche per il marketing quando trasformano la visibilità in reputazione e fiducia, supportando il posizionamento del brand e contribuendo in modo concreto al raggiungimento degli obiettivi di business. Dalla mia esperienza ho imparato quanto sia importante integrarle a monte delle decisioni aziendali.

Se inserite infatti nella fase strategica, diventano uno strumento per modellare la percezione del brand, aprire nuovi mercati, costruire partnership e generare advocacy. Nel lusso questo è particolarmente vero: ogni messaggio, ogni relazione, ogni evento ben calibrato può trasformarsi in un vantaggio competitivo

misurabile. Personalmente credo che oggi le PR siano un investimento in capitale reputazionale solido, duraturo e nel lungo periodo se ben gestito, possono avere un ritorno anche più redditizio di campagne adv one shot.

C’è un progetto che ha realizzato nel corso della sua carriera di cui è particolarmente orgogliosa?

 Ci sono diversi progetti a cui ho partecipato e a cui sono legata da ricordi felici: dalla campagna di lancio di Windows 10, l’arrivo di Fenty Beauty in Sephora con la presenza di Rihanna, o il progetto Valentino Art in Paris. Ma se dovessi sceglierne uno tra tutti, quello che porto più nel cuore è Bottega for Bottegas: un’iniziativa che ha dato visibilità globale alle piccole botteghe artigiane italiane attraverso i canali di un brand di lusso. Ne sono orgogliosa perché ha dimostrato che il lusso può essere inclusivo senza perdere esclusività, anzi, può rafforzarsi quando crea connessioni autentiche. È stato inoltre anche un momento di straordinaria coesione: dal team marketing agli stakeholder, fino ad agenzie e fornitori, tutti hanno condiviso la stessa visione, unendo obiettivi di business e purpose. Un’esperienza indimenticabile, che rispecchia il mio modo di intendere e vivere il lavoro.

Quanto e in che modo il top management aziendale va coinvolto nelle strategie di PR aziendali perché siano efficaci?

 Coinvolgere il top management è essenziale. Nel lusso le persone non comprano solo un prodotto, ma anche il sistema di valori incarnato dal brand. E questi valori devono essere espressi prima di tutto dai leader. Il top management va coinvolto come ambasciatore autentico, non solo come voce istituzionale. Serve un approccio in cui CEO e C-level siano preparati a raccontare visioni, a prendere posizione su temi culturali e sociali, a dialogare direttamente con gli stakeholder. Un esempio lampante è quello di American Apparel, dove il fondatore Dov Charney fu rimosso a seguito di comportamenti ritenuti inaccettabili e non coerenti con i valori aziendali (un caso raccontato anche nella docu-serie Netflix dedicata alla storia del marchio). È la dimostrazione di come il disallineamento tra leadership e valori possa minare la credibilità di un brand fino alle fondamenta. Le PR diventano così una piattaforma di leadership culturale quando il management si espone con coerenza, il brand guadagna in credibilità, fiducia e impatto. Ma la storia ci dimostra che se i comportamenti dei leader non riflettono i valori dichiarati, il rischio reputazionale è immediato e tangibile.