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PR TALK con Davide Mercati, Global Media Relations Manager ABOCA

PR Talk con Davide Mercati, Global Media Relations Manager ABOCA

ABOCA

Aboca è una azienda italiana che si occupa di cura della salute con prodotti terapeutici 100% naturali e biodegradabili. Nasce nel 1978 a Sansepolcro, in Toscana, con l’obiettivo di ricercare nella complessità della natura le soluzioni per la cura dell’uomo. Oggi conta più di 1.700 dipendenti ed è presente in 25 Paesi.

Aboca produce dispositivi medici a base di sostanze naturali che in automedicazione rispondono a numerose patologie lievi, condizioni croniche, sindromi e disturbi funzionali relativi a prime vie respiratorie, tratto gastrointestinale e sistema metabolico. Offre anche integratori alimentari per sonno, umore, pressione arteriosa, difese immunitarie, depurazione e stanchezza. Aboca è Società Benefit. L’impegno per il bene comune si concretizza anche nell’organizzazione di eventi di divulgazione scientifica e culturale, nelle attività di Aboca Museum e con le pubblicazioni di Aboca Edizioni.

DAVIDE MERCATI

Nel 2001, all’età di 26 anni, si laurea in Scienze Politiche all’Università di Perugia, diventa padre per la prima volta e si sposa. Un anno da ricordare per una sequenza di cose bellissime e non solo per le Torri Gemelle. Dopo un anno così effervescente avrebbe rischiato di morire di noia per il resto della vita ma, per fortuna, ha cominciato a lavorare nel dipartimento comunicazione di Aboca come Global Media Relations Manager. Nel tempo libero cammina in campagna, va al cinema, legge e beve vino rosso.

ESSERE AUTOREVOLI CON I MEDIA, PER UN’AZIENDA, SIGNIFICA DIVENTARE FONTE DI NOTIZIE ATTENDIBILI IN MANIERA SEMPLICE, MA NON BANALE

Mercati: “In un panorama composto da tantissimi creator di contenuti, il rapporto umano con i giornalisti è ancora più essenziale

Quali sfide attendono le PR nel prossimo futuro, parlando in generale?

Ne ho individuate diverse: la prima, che va presa con più serietà e prontezza, riguarda la frammentazione dello scenario editoriale, che oggi registra un notevole aumento del numero di editori/produttori di contenuti, anche in nuove forme come Torcha, Factanza e Will Ita, modelli di informazione per le nuove generazioni, oppure le tante testate di nicchia, piattaforme, carta, web, podcast.

Altra sfida riguarda come affrontare l’ibridizzazione della figura del giornalista: a fianco di chi svolge questa professione in maniera tradizionale, c’è chi scrive per testate classiche e, in parallelo, sviluppa canali di espressione suoi. Ci sono poi gli influencer e i creator, spesso scambiati per giornalisti.

In tutto ciò, chi lavora nelle media PR deve capire quali sono i più autorevoli, ma anche quelli che fanno più al caso dell’azienda. Questo comporta un grande lavoro di approfondimento, conoscenza e targetizzazione delle notizie. Non basta mandare un comunicato a tutti e via. Inoltre, ci sono ancora tanti quesiti aperti: ad esempio, parlando proprio di comunicati, chi non è giornalista può riceverne?

Altra sfida, non meno cruciale, è il fact checking, importante per i comunicati quanto gli articoli: l’azienda autorevole è quella che non prende in giro un giornalista per far parlare di sé a ogni costo, deve essere una fonte attendibile referenziando ciò che comunica.

Ultima sfida è fronteggiare la diminuzione della lettura lenta e approfondita. Siamo nell’era dei testi sincopati, della lettura nevrotica e poco paziente. Spesso questo va a discapito dell’intelligenza del contenuto e a favore del sensazionalismo. Ecco, la sfida per i PR è evitare quest’ultimo, senza però scomparire dai radar. Non è facile.

Come prevedete di affrontare queste sfide nella vostra azienda?

Aboca ha fatto della veridicità il suo cavallo di battaglia. Lo stesso vale per la coerenza: dobbiamo avere l’umiltà di confrontarci ed essere coerenti con i nostri valori, pur cavalcando il cambiamento tecnologico. Dobbiamo adattarci in modo intelligente: la tecnologia è frutto di una società che evolve ma, a sua volta, impatta sulla società stessa, è un rapporto bidirezionale. Per questo dobbiamo adattare la scrittura e la grafica ai diversi stili, prediligendo la semplicità senza cadere nella banalità. In questo il lavoro del copy è ancora più centrale e va curato al massimo con professionalità.

Siamo convinti anche che il rapporto con i professionisti della stampa sia ancora più essenziale oggi: in un’epoca in cui ci sono più uffici stampa che giornalisti, vanno aumentati i touch point con loro e va recuperato quel contatto umano che un po’ si sta perdendo, ma che è quello che rende più autorevoli le nostre notizie. Un caffè, una chiacchierata, un saluto, un pranzo sono ancora momenti essenziali di scambio.

C’è un progetto/campagna di PR della quale siete particolarmente orgogliosi?

Ciò che ci rende particolarmente orgogliosi è quando riusciamo a portare all’interno di una redazione studi scientifici applicati a sostanze naturali e terapeutiche che produciamo noi. Quando lo facciamo, portiamo evidenze medico scientifiche sul fatto che le sostanze naturali possano avere un’efficacia terapeutica, passando dal piano della tradizione a quello dell’innovazione.

Mi vengono in mente gli studi clinici e di biodegradabilità che trovano riscontro sulle testate trade rivolte a farmacisti e medici: sono loro le nostre “guide della salute”, i veicoli che ci consentono di arrivare ai consumatori finali. Siamo molto vicini alla categoria che si occupa di salute b2b, perché comunica le informazioni in modo autorevole al target che ci interessa.

Quanto e in che modo il top management aziendale è coinvolto nelle strategie di PR aziendali?

Sono coinvolti, certo. Seguono un percorso di formazione e training tutti i direttori generali delle filiali, corsi condotti da esperti in ufficio stampa e PR, per apprendere le regole di buona condotta, imparare a sostenere correttamente un’intervista o gestire eventuali situazioni di rischio e crisi di reputazione.

A seconda del comunicato stampa che vogliamo emanare, coinvolgiamo il manager responsabile di quel settore in modo che il messaggio sia corretto e specifico, mai generico. Per questa ragione c’è una forte co-partecipazione alla stesura con il copy.

Dando la parola ai vari responsabili, non solo alle figure apicali, cerchiamo di decentralizzare la collaborazione a seconda dell’expertise.