IVECO GROUP
Iveco Group comprende 7 brand di produzione di veicoli commerciali pesanti, medi e leggeri (IVECO), powertrain (FPT Industrial), bus (IVECO BUS, HEULIEZ), servizi finanziari (IVECO CAPITAL) e mezzi speciali (IDV, ASTRA). Il portafoglio commerciale diversificato, la forte presenza su tutta la gamma di mezzi, l’offerta completa di powertrain e l’attenzione alle soluzioni avanzate e sostenibili rendono il gruppo un leader globale nel settore del trasporto di merci e persone al servizio dei clienti di tutto il mondo. Il gruppo conta 19 gli stabilimenti industriali, 30 Centri di R&S e 36mila dipendenti.
FRANCESCO POLSINELLI
Francesco Polsinelli, laurea in Lettere Moderne a Torino, inizia la sua carriera in agenzie di comunicazione ed editori come Zanichelli e Satiz TPM. Nel 2007 diventa Editorial Manager in DGTmedia, dove si occupa della comunicazione per Alfa Romeo, Fiat, Ferrero, SKF e TNT Express. Inizia a lavorare per CNH Global come Web Strategies & Publications Manager nel 2008, prima di assumere il ruolo di Internal Communications Manager. Dal 2011 al 2013 riveste la posizione di Internal Communications Manager in Fiat Industrial.
Prima di approdare in Iveco Group, riveste anche i ruoli di Corporate Messages & Publications Manager e Media Relations Manager for Europe and Global Web & Social Media Manager fino al 2021.
IVECO: RAFFORZARE IL CUORE DELLA PROPRIA STRATEGIA IN MANIERA COERENTE. COSÌ LA GENTE CI SI RITROVA
Polsinelli, responsabile comunicazione: “Coerenza e permanenza non sono sinonimo di immobilismo. Sono sicurezza e riconoscibilità”
Quali sfide attendono le PR?
Ne considero almeno tre. La prima riguarda il mantenimento della coerenza nei messaggi, resa ancora più ardua e complicata in un contesto che brucia le notizie a ritmi vertiginosi e dove la permanenza rischia di diventare sinonimo di staticità e poca creatività. Eppure tutti possiamo notare che le comunicazioni di successo sono quelle che hanno mantenuto la coerenza e la riconoscibilità nel tempo. Mi rifaccio alla teoria dell’elogio della ripetitività: abbiamo bisogno di sicurezze, di punti certi, che non significa ripetere a pappagallo, ma mantenendo la barra dritta su valori fissi, anche se con creatività.
Un secondo aspetto riguarda la necessità di una comunicazione trasparente e onesta nei confronti di tutti gli stakeholder, a partire dai dipendenti, che sono il primo pubblico dell’industria privata. In generale vedo una certa deriva nel cercare di prendere scorciatoie e voler raccontare la storia dell’azienda quando si capisce subito che è una narrazione patinata e piuttosto falsa. La reputazione è una cosa che si costruisce negli anni, come diceva Warren Buffett, e si distrugge in poco tempo. Concentriamoci sulla prima parte della frase: se ci vuole così tanto, un motivo ci sarà.
Un’ultima sfida riguarda l’utilizzo intelligente dell’Intelligenza Artificiale, un gioco di parole che rende bene l’idea. Di fronte a lei ci sentiamo istintivamente inferiori, ma al mondo esistono tante diverse intelligenze (interpersonale, esistenziale, musicale…), lo dicono anche Gardner e da noi Galimberti, che l’IA per sua natura non può avere.
Come prevedete di affrontare queste sfide nella vostra azienda?
Un esempio di quest’ultima riflessione sull’IA è un nostro progetto sul marchio IVECO: per i 50 anni abbiamo iniziato un percorso dal titolo “Spirito in Movimento”, il cui video di lancio, prodotto da Herezie/777, è stato creato con un’innovativa tecnica ibrida che unisce riprese tradizionali con attori reali a frame e visual potenziati dall’IA, con l’obiettivo di creare un immaginario coerente e immediatamente riconoscibile. L’essere umano rimane al centro della produzione, mentre solo alcuni effetti speciali sono resi con l’AI.
In generale, una volta che decidiamo una linea comunicativa, tendiamo a non farci sviare dalle trimestrali, dai picchi delle vendite e i trend di mercato. Ovvio, se ci sono errori macro se ne ridiscute, ma se siamo convinti della bontà perché abbiamo lavorato bene sulla preparazione, proseguiamo senza indugi.
Ricordiamoci che, se da un lato l’esperienza quotidiana ci porta a cercare novità perché danno un appagamento immediato, un’esperienza coerente e reale arricchisce in profondità. Lo stesso vale per la comunicazione e le PR: se si cercano i click e i like in maniera frenetica si rischia di mantenersi sulla superficie, non arrivando mai al cuore della propria audience.
C’è un progetto/campagna di PR della quale siete particolarmente orgogliosi?
Questa campagna Spirito in Movimento, fatta insieme a tanti colleghi e con l’avvallo del nostro AD, mi rende molto orgoglioso. Sia per la tecnica innovativa, sia perché stiamo convergendo verso una chiara definizione dei valori del nostro marchio. La presentazione ufficiale, di fronte a 6.000 stakeholder nella nostra Torino, è stata un momento di condivisione davvero corale.
Se guardo invece alla comunicazione interna, sono molto soddisfatto di portare avanti una serie di messaggi, anno dopo anno, su cui far ruotare tutte le attività dei nostri dipendenti, con l’obiettivo di accenderne o ridestarne l’orgoglio e l’appartenenza. Abbiamo identificato una parola chiave per ogni anno e su quella abbiamo imperniato le attività.
Quanto e in che modo il top management aziendale è coinvolto nelle strategie di PR aziendali?
Sono fortunato e mi considero privilegiato perché la nostra azienda si è dotata della figura di un capo della comunicazione che riporta direttamente all’AD ed è inserita in un team di 15 leader che si confrontano e decidono. Una prova tangibile di quanto il gruppo dia importanza alla comunicazione. Questa struttura funge da facilitatrice, perché il flusso comunicativo è innervato in maniera coerente in tutti gli ambiti dell’azienda, a ogni manager il suo, sia all’interno che all’esterno in base alle competenze e al raggio d’azione.
Del resto le organizzazioni sono lo specchio di ciò in cui crede il brand. Dare ai comunicatori un ruolo chiave e ben definito è un buon segnale per tutti i nostri riferimenti, che sanno di poter contare su un modus operandi trasparente, in cui le idee nascono dal confronto. Quando la comunicazione è al centro, allora è davvero di tutti.