Come cambia la ricerca online e perché la SEO non è più solo un affare da nerd
Un tempo la domanda era: “Lo hai cercato su Google?”
Oggi la risposta suona più o meno così: “L’ho trovato su TikTok.”
La social search è il nuovo modo di scoprire il mondo: la piattaforma non è più solo intrattenimento, ma un motore di ricerca TikTok. Locali, viaggi, prodotti, tutorial: tutto si trova lì, filtrato da voci vere e linguaggi immediati. Per chi lavora con la SEO, è un ribaltamento totale delle regole del gioco.
La rivoluzione della social search
Su TikTok la SEO segue logiche completamente diverse da Google.
L’algoritmo indicizza titoli, caption, testo nei video e audio parlato, grazie al riconoscimento vocale. Se in un video dici “miglior ramen a Milano”, TikTok lo riconosce e lo propone a chi cerca quella stessa frase.
La TikTok SEO è fatta di dettagli che pesano molto:
- hashtag mirati e coerenti (#ramenmilano, #travelroma, #skincaretips)
- sottotitoli precisi, utili sia per l’accessibilità che per l’indicizzazione
- caption brevi e naturali, con parole chiave inserite senza forzature
Anche la musica è un fattore: i trend sonori aiutano il contenuto a scalare i risultati del feed.
Qui la sfida non è comparire nella SERP, ma nel For You giusto.
Farsi trovare tra recensioni e trend
Chi pensa che TikTok sia solo intrattenimento sbaglia prospettiva.
La barra di ricerca viene usata come quella di Google, ma con un’aspettativa diversa: chi cerca “cose da fare a Roma” o “skincare economica” vuole vedere volti, esperienze, contesto.
Per i brand, la chiave è intercettare le ricerche reali.
Un ristorante o un negozio locale può emergere se parla in modo chiaro e geolocalizzato: “ramen in Porta Romana”, “cocktail bar in Navigli”. Meno hashtag generici, più contenuti che rispondano a domande vere.
I creator verticali — viaggi, cucina, lifestyle urbano — hanno un vantaggio naturale: parlano a community precise. E l’algoritmo riconosce quella coerenza come segnale di qualità.
Caso studio: Duolingo e la SEO su TikTok
Un esempio virtuoso è Duolingo.
La mascotte verde è diventata un personaggio virale, ma dietro c’è una strategia di TikTok SEO ben strutturata: keyword nei sottotitoli (“learn Spanish fast”, “English tips”), suoni di tendenza legati all’apprendimento, video brevi che rispondono a query reali.
Risultato: i video comparivano tra i primi quando gli utenti cercavano come imparare una lingua su TikTok. Il tutto senza campagne a pagamento, solo con ottimizzazione organica dei contenuti.
Dalla vetrina al motore di ricerca
TikTok non è più solo una vetrina dove “esserci”: è un ecosistema di ricerca.
Chi riesce a trasformare la propria offerta in contenuti che rispondono a domande concrete si fa trovare. Chi resta ancorato alle logiche da spot, sparisce nel rumore del feed.
Il futuro della search è personale
Su TikTok non esiste una classifica fissa. Ogni ricerca è filtrata da gusti, geolocalizzazione e tendenze del momento. È una ricerca soggettiva e dinamica, più vicina al linguaggio umano che all’algoritmo di Google.
Chi riduce la SEO a keyword e backlink sta guardando un mondo che non c’è più.
Oggi la ricerca è visiva, sonora e immediata: si scorre, non si clicca.